Difficile
restare indifferenti davanti alle immagini che da tempo Antonio Grifo
ci propone con la sua pittura; eppure sono le stesse immagini che
tessono la trama del nostro quotidiano, fondano i nostri bisogni e
alimentano le nostre fantasie.
Ma l’artista canicattinese decontestualizza tali immagini, le elegge a
simboli di una precisa condizione esistenziale, ne rivela la funzione
portatrice di messaggi autoritari e rassicuranti.
La lattina di coca-cola, la motocicletta, il corpo femminile reificato dalla pubblicità emergono dalle sue tele con una immediatezza ai limiti della provocazione e con un effetto decisamente opposto a quello voluto dal sistema che li crea. Ed è un impatto che scuote la nostra indifferenza, suscita con iniziale disagio la nostra attenzione e la coinvolge in un sorprendente esercizio di decifrazione; l’immagine apparente al primo approccio visivo ne nasconde un’altra, rimanda a significanti e significati insospettati, come in un gioco esemplare e paradigmatico dell’itinerario psicologico tra le forme della quotidianità.
La lattina di coca-cola, la motocicletta, il corpo femminile reificato dalla pubblicità emergono dalle sue tele con una immediatezza ai limiti della provocazione e con un effetto decisamente opposto a quello voluto dal sistema che li crea. Ed è un impatto che scuote la nostra indifferenza, suscita con iniziale disagio la nostra attenzione e la coinvolge in un sorprendente esercizio di decifrazione; l’immagine apparente al primo approccio visivo ne nasconde un’altra, rimanda a significanti e significati insospettati, come in un gioco esemplare e paradigmatico dell’itinerario psicologico tra le forme della quotidianità.
E cosi che il discorso pittorico di Antonio Grifo, nutrito degli esiti
più suggestivi della lezione surrealista, la spunta sull’inganno
consueto, scioglie lo smalto onirico della normalità, di un mondo
programmato, e, tra uomini vuoti e mucchi di macerie belliche, ci guida
nei risvolti più crudi del cosiddetto sogno americano.
Dipinti come”Scoperta”, ”Potere”, ”Effetti condizionati”…sono lì a dirci
la ricchezza di invenzione e la pregnanza allusiva con cui Grifo riesce
a liberare il suo dissenso nello spazio di una prospettiva sempre
taciuta (come si conviene a un artista che ha cognizione e rispetto
della sua materia) e taciuta perché liberamente affidata alla parte più
autentica e creativa del suo interlocutore.
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