Gentile avv. Guadagnino,
perdoni il…vasto ritardo nella risposta che Le invio sulla lettura di Tramutazione.
Indubbiamente ho letto, riletto e chiosato il testo e - quindi - amato
il consecutivo ritmo dei versi, la parola appassionata e disponibile
all’attenzione del lettore, oltre che l’insistente carezza e la docilità
della rima.
C’è una lingua priva di scempi e di altre alterità
sperimentali, il canto malinconico (non negletto) ha propositi
concettuali attenti al vissuto e al sogno di una scrittura che sceglie
la levità piuttosto che le esperienze dell’urto specioso o le intime
astrazioni.
E poi, quell’immediato senso della suggestione ironica interna agli eventi umani e al male di vivere.
Potrei citare insistenti movimenti e le diverse soluzioni espressive, il loro espressionismo cordiale.
Ma la migliore aureola credo sia la riflessione che - dopotutto -
riproduce i valori imparziali (e puntualmente riaffioranti) di una
personale essenza civile e la qualità della scrittura che diviene
evanescente e libera, segnata da soluzioni memoriali attive, private,
necessarie.
I suoi maestri sono alti e lontani dalla contemporaneità, e non indossa
maschere molto utili, e sono genuine. Il divenire può essere agevolato
da una continuità di riprove, di sogni meno datati, e - dalle modalità
acquisite – il percorso dovrebbe resistere.
Va spostata l’autobiografia, va dato credito all’autopromozionalità e
rettificate certe normalità – forse scomode al lettore dei nostri anni.
Faccia lei gli avviamenti e le proposte per una possibile continuità,
cioè il riscontro pubblico a cui affidarsi per meglio essere accolto
dagli altri. Senz’altro la melodia e le tensioni ispirative non fanno
ombra quasi spesso!
Auguri e cari saluti
Domenico Cara
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