Fare arte sulla Sicilia, sotto qualsiasi forma,
significa inventarsi ogni volta quest’isola che, a causa di ciò, ha
finito per essere considerata una dimensione fantastica, dove ognuno
vive la tragedia della propria solitudine costretta al disagio della
convivenza con gli altri. La sua Sicilia Salvatore Fratantonio l’ha
inventata scegliendo i simboli marini e terrestri dei luoghi natii.
Ridotto all’essenziale e messo al sicuro dalla
tentazione retorica, sempre in agguato quanto si parla della propria
terra, il suo mondo, coeso da una esemplare fedeltà tematica pur nella
variegata gamma espressiva delle sue stagioni creative, rimane quello
della solitudine felice, lontana dalle interferenze dell’alterità,
tagliata fuori da ogni contaminazione del divenire storico. Nella
stressata e stressante realtà in cui l’uomo d’oggi vive intrappolato le
sue opere si presentano come inaspettate aperture sulla serenità e sulla
grazia che la natura, in momenti particolari, riesce a infondere nello
spirito di chi sa ascoltare il suo linguaggio. Una delle possibili
definizioni dell’arte del Maestro di Modica può essere quella di un
segreto rapporto con le forme che ci propongono i regni minerale e
vegetale. E sono alberi, colline, spiagge, orizzonti a cui Fratantonio
sa dare come un antico demiurgo una vita che magicamente si trasmette
all’interlocutore delle sue opere.
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